Alcamo, morto il cantautore Fausto Cannone
Si è spento, ad Alcamo, all’età di 78 anni, vittima d’un male incurabile, il maestro e cantautore Fausto Cannone, conosciuto ai più, per la fantastica collezione di strumenti musicali delle cinque aree geografiche del globo, e tra i pochi, crediamo, che sia stato discusso, in vita, in una tesi di laurea realizzata da una studentessa della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Palermo. In essa, la studentessa, ha avuto la possibilità di raccontare un mondo fatto di musica e di versi attraverso un fantastico viaggio che non ha trascurato nulla del cantautore Cannone, neppure la sua storia personale e familiare, legata com’è a quel nobile uomo che è stato Gaspare Cannone, giornalista internazionale, letterato e critico, capace di restare fedele alle sue idee, sino alla morte, avendo avuto la dignità di rinunciare ad un ministero, nel Governo Mussolini, per non tradire la sua storia e ciò che lo ha reso unico: l’onestà.
Fausto Cannone, accademico delle scienze, premio Pigna d’Argento nel 2008, premio Cultura Unesco nel 2010, migliaia di riconoscimenti e apprezzamenti ricevuti da grandi artisti mondiali, socio onorario del Rotary Club, più volte medagliato di ordini cavallereschi e istituzioni pubbliche, è, certamente, personaggio di spicco della cultura siciliana come è, da considerare il precursore e l’esponente più importante dell’esperienza musicale etnica regionale. Anche se tanti testi delle sue canzoni sono in lingua italiana. Soprattutto quelli dei primi anni di attività. Testi apprezzati dal pubblico e dalla critica, testi che gli sono valsi importanti riconoscimenti. Ma è con la rivisitazione delle sonorità tradizionali e della lingua degli antichi siculi e sicani che Fausto Cannone ha saputo fondere, in un connubio felice, il codice, i ritmi e i profumi dell’isola. Lui stesso amava definirsi, non a caso, capace di fiutare le radici della tradizione e della storia di questa terra ubriaca di mare e di verde. Ubriacato, com’era, di canto e di poesia.
Fausto Cannone ha preferito, sempre, uno stile dal registro colloquiale e perciò ha cantato in versi (in molte silloge e acrostici) personaggi di vario tipo: da Padre Pio a Giovanni Falcone, da Madre Teresa di Calcutta a Paolo Borsellino. L’afflato religioso e l’amore per l’umanità sono stati, nel maestro Fausto Cannone, cardini sui quali ha fondato la sua poetica: la scrittura è stato il luogo ove approfondire la propria personalità intrecciando pensieri su quel foglio nudo che il maestro Cannone ha impreziosito rendendolo, sempre, unico e diverso dagli altri. L’opera poetica e musicale di Cannone è tutta permeata di una delicata sensibilità e di un sommesso fascino che sono come la carta d’identità dell’autore. In essa rivivono non solo le esperienze artistiche vissute a fianco di famosi cantautori, come Rosa Balistreri, ma anche e soprattutto l’afflato corroborante della fede.
La poesia di Fausto Cannone è una poesia che vuole cantare il valore salvifico della sofferenza e che crede ostinatamente nella vita e nell’uomo nonostante tutto. L’impatto psichico con il poeta Fausto è stupendo. Chi ha avuto la fortuna di ascoltare o di leggere la poetica titolata “Ballata a Paolo Borsellino” ma anche il suo “Inno ai centocinquanta anni di Unità d’Italia”, o quello altrettanto grande a “Madre Teresa”, o a “Giovanni Paolo II” o allo stesso “Falcone”, non può che convincersi che in lui vi sia l’eccezionale, stupefacente e pregiata “stoffa artistica”. Quella stoffa che lo ha fatto e lo rende, adesso che non è più con noi, unico. Davvero unico.
I suoi lavori, le poesie, le canzoni, le musiche, gli acrostici e le ballate, sono entrate e continueranno a farlo nell’animo del lettore in punta di piedi; non hanno un rumore enfatico, ma viceversa un bisbiglio essenziale che le rende soavemente captabili! Sono versi e note ‘essenziali’ per il lettore, concatenati uno all’altro con una paziente tessitura d’amore al tempo giusto ed al posto esatto.
Per comprenderlo appieno basterebbe lasciarsi trasportare dai suoi cd e, tra questi, il primo fantastico “Diario d’amore”, per comprenderlo e per comprendere la capacità che ha avuto di fare vibrare i nostri cuori. Vi è una continuità nella ritmica poetica di questo estro che assomiglia al ritmo di un respiro. Le sue composizioni sono sempre di questo stampo, parole semplici, nate da un gettito dell’animo; uno zampillo poetico fresco e piacevole, quasi silente. Chi, pregno di dolore, si accosta al suo scrigno di rime e versi, avverte un senso di lenta ma inarrestabile marcia di avvicinamento alla soglia della gioia; una gioia semplice e ignara di un modo di vivere che lega la felicità a un elevatissimo numero di accessori.
Scorrere la sua poesia e ascoltare le note della sua musica dà benessere mentale e fisico; ecco perché è necessario, oggi che Dio lo ha chiamato a sé (in quel luogo ove avrà la possibilità di abbracciare quella mamma della quale ha labili ricordi) leggerlo, ascoltarlo, accostarcene. Di lui, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, amico intimo di Bruni Ficili, più volte candidato al Premio Nobel per la Pace, non possiamo, però, trascurare l’eccezionale e unica nel suo genere, collezione di strumenti musicali provenienti dalle più disparate aree geografiche: Nanga, Congo; Qanun, Egitto; Rebab, Algeria; Kornai, Turkestan; Saran; India; Pipa, Cina; Yùeh Ch’in, Cina; Gender, Indonesia; Berimbau o Urmwngo; Gusle, ex-Jugoslavia. Circa cinquecento strumenti che raccontano la storia di uomo che non possiamo che definire unico, eclettico, fantastico e, per questo, insostituibile nel caleidoscopio delle rarità. Strumenti, per decenni custoditi gelosamente tra le mura della sua casa-museo in via Cernaia, e resi fruibili (a quanti volessero apprezzare, come lo ha fatto il maestro, note e sogni d’un mondo che la musica rende eguale) fino a qualche mese fa (purtroppo) al Museo d’Arte Contemporanea, grazie a una sinergia che ha visto protagonisti, in primis il consigliere comunale Antonio Fundarò (e con lui Alessandro Longo), il sindaco pro tempore Sebastiano Bonventre e gli assessori, prima Elisa Palmeri e poi Selene Grimaudo.
A Fausto Cannone diciamo grazie per avere accettato regalato note su cui viaggiare, poesie melodiose con le quali sognare e opere d’arte da continuare (lo speriamo davvero) ad ammirare. Grazie Maestro ma, principalmente, grazie amico.
Antonio Fundarò